RUBRICA DEL 9 NOVEMBRE

LI AVEVAMO TANTO AMATI
GENITORI SULL’ORLO DI UNA CRISI DI NERVI
La testimonianza di uno di noi.
Il lato positivo
Cinghiali e criceti
Recuperi tuo figlio al campetto dopo un pomeriggio trascorso insieme al suo branco di scalmanati piccoli selvaggi, l’amato bene si accomoda sul sedile accanto a te.
Lo accogli con la frase di rito: “Ciao, tesoro, tutto bene?” in risposta, l’altrettanto di rito: “Ciao. Sì.”
Nonostante anni di esperienza, commetti ancora l’errore di non abbassare preventivamente i finestrini e, tempo dieci secondi, un afrore denso e caldo colpisce le tue narici.
A questo punto i tuoi sensi entrano in un disorientante conflitto: gli occhi e le orecchie ti dicono che di fianco a te siede il tuo caro bambino, il naso che per sbaglio hai caricato un cinghiale, tanto intenso è l’odore penetrante di selvatico.
Passato il primo attimo di smarrimento, guardi di nuovo. È proprio lui.
Non puoi trattenerti dall’affermare l’ovvio: “Quando siamo a casa ti lavi.”
Lui ti guarda: “Perché?”, esclama incredulo, “Mi sono lavato anche ieri!”.
Provi a far appello al suo buon senso: “Amore, sei tutto sudato e pieno di polvere, bisogna proprio che ti lavi.” Sbattergli in faccia che puzza come una bestia ti pare brutto.
“Non puzzo tanto. Annusami!” Ribatte caparbio. Il fatto che tu stia guidando con la testa fuori dal finestrino e la lingua a penzoloni, come quei cani che a volte si vedono leccare l’aria col muso controvento, non solleva in lui alcun dubbio.
Tuttavia, perché non pensi che il tuo è solo un preconcetto, mal celando un moto di disgusto, lo annusi. La diplomazia è finita: “Sì, puzzi.”
Lui non si dà per vinto: “Allora quando siamo a casa mi annusa anche babbo!”. Penserà che suo padre soffra di una qualche patologia che gli impedisce di sentire gli odori o confida nella soliderietà di genere? Mai capito.
Ormai col torcicollo, cominci a spazientirti e decidi di far valere la tua autorità: “Poche storie! Quando siamo a casa ti lavi!”
“Uffa! Però…” Ti illudi che questo sia un segno di resa, ma ti stai sbagliando.
Entrati in casa, senza neanche salutare, si dirige verso suo padre dicendo: “Annusami! Vero che non puzzo?”
La reazione è immediata, il padre gira la testa dalla parte opposta e stende un braccio per tenerlo a distanza: “Fila a lavarti che non ti si sta vicino!”.
Deluso nella sua speranza di solidarietà, ti guarda e tenta un’altra carta: “Allora prima si lava babbo!” Il giovane temporeggiatore, emulo del celebre generale romano Quinto Fabio Massimo, spera che, presi dalle altre incombenze domestiche, ci si dimentichi infine di lui.
A quel punto, ti guardi intorno in cerca della risolutiva ciabatta, ma è solo un attimo, sai che non si può, non è educativo. La madre di una mia cara amica usava gli zoccoli, quelli in legno massello del Dottor Scholl. I bei vecchi tempi.
“Muoviti!” L’incompreso si dirige risentito verso la stanza da bagno, ma cerca una piccola rivalsa: “Il cambio però me lo porti tu.”
È già sotto la doccia, sa di essere sconfitto, ma resiste: “I capelli però non li lavo.”
Apri lo sportello e lo fissi col tuo sguardo ai raggi fotonici, che solo le madri hanno in dotazione come arma finale e che perfino Mazinga ci invidia.
“E va bene, anche i capelli.” Finalmente la resa incondizionata.
Ti aspetteresti di vederlo uscire dopo uno, due minuti, tanto detesta fare la doccia. E invece no. Impiega minimo mezz’ora e intanto canticchia, gioca con la schiuma, spruzza l’acqua con la bocca. Si diverte pure il disgraziato.
Adesso al campetto non ci va più, e in generale è difficile scalmanarsi, rotolarsi, corrersi dietro, afferrarsi e dedicarsi a tutte quelle attività che stimolano le ghiandole sudoripare. Difficile sudare da soli.
Il lato positivo è che il rito del battibecco per il lavaggio da quasi giornaliero è diventato solo settimanale.
Il mio cinghialone è diventato un grazioso criceto nella sua tranquilla gabbietta.
Non è fantastico?

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