RUBRICA DEL 7 DICEMBRE

 

IL GIORNO DEL GIUDIZIO

 

Un giorno come un altro, dopo il quotidiano delirio, sono finalmente in casa che sorseggio un bicchiere di vino immersa nella medievale lettura del Nome della Rosa mentre penso a quanto fosse affascinante Sean Connery.

Ad un tratto il cielo, prima sereno, si fa cupo e denso di nubi pesanti, odo di lontano un sordo brontolio poi vedo lampi, fulmini e saette. “Accidenti!” penso “Devo staccare la corrente se no mi si frigge tutta l’elettronica come l’altra volta!” Faccio per alzarmi quando lassù si apre uno squarcio di luce accecante e uno squillo sonoro di tromba annuncia la venuta di una creatura misteriosa. Guardo il bicchiere sul tavolo e penso: “Mai più a stomaco vuoto.” 

La luminosa apparizione scende verso di me lenta e inesorabile, tenendo nella mano destra quello che pare un foglio fiammeggiante. 

Adesso capisco. Ora sì che ci vorrebbe un goccetto. Sapevo che sarebbe arrivato ed ora ci siamo, è il momento.

Il Giorno del Giudizio: la pagella di mio figlio. 

Dissimulo, e adotto la faccia da consegna del compito in classe di scolastica memoria, quella da “Non sono preoccupata per niente.”, mentre in realtà me la faccio sotto. L’eterea creatura più si avvicina più assomiglia alla mia prof di chimica del liceo: quadrata come un giocatore di rugby, capello bianco, occhialino, sciallettino di lana, gonna pesante al ginocchio e polacchine, spietata: un mastino travestito da nonna. Con un sorriso ambiguo mi porge il divino documento che io afferro con mano tremante e sparisce. 

Quale sarà il verdetto? Inferno o Paradiso?

Con un profondo sospiro mi dispongo a sapere, non si torna più indietro. Che faccio? Copro il foglio con la mano e scorro le materie una per una, come quando mio nonno controllava i risultati della schedina del Totocalcio in una sorta di rito propiziatorio che, per inciso, non ha mai funzionato, oppure me la bevo tutta d’un fiato, come lo shottino dei miei vent’anni in quelle serate brave con le amiche? Scelgo la botta secca, chiudo un attimo gli occhi e giù tutto d’un fiato.

Il Giudizio è: salvezza, la pagella è addirittura divina! Sono frastornata dall’ebbrezza e, quasi in estasi mistica, sento urgente il bisogno di diffondere la lieta novella a nonni e parenti stretti, per condividere la mia gioia!

Invio il salvifico documento accompagnandolo, con falsa modestia, solo dalla parola “pagella”, non aggiungo altro e attendo, pregustando quello che verrà. 

Non lunga è la mia attesa, nel giro di pochi secondi, via etere giungono sperticate le lodi degli avi inorgogliti che inneggiano al novello Einstein (che peraltro a scuola pare fosse un somaro). Qualcuno si spinge oltre, il divino studente è bravissimo in tutte le materie perciò chi può essergli degnamente paragonato se non il genio poliedrico per eccellenza, il grande Leonardo?

Divenuta così da mamma dello studente medio a Madre del Miracolo, inizio il mio processo di beatificazione. 

Cullata dalla melodia soave di un coro osannante, scende fluttuando dall’empireo cielo una sfera di luce scintillante nella quale, fattasi più vicina, scorgo la figura di un bellissimo cherubino cubano, curiosamente simigliante nelle fattezze ad un ballerino del video Bacco Perbacco di Zucchero. 

“Mi hanno mandato per assumerti in cielo.” dice con dolcissima voce. “Avran bisogno di un’impiegata amministrativa.” penso io. Mentre inizio la mia ascesa, innalzandomi priva di peso al cielo delle stelle fisse, il volto soffuso di luce come i primi piani della D’Urso, guidata da cotanta scorta, già pervasa di beatitudine, un suono nuovo, sgraziato e penetrante ferisce il mio orecchio. Qualcosa di caldo mi afferra la caviglia bloccando la mia salita. 

Infastidita guardo in basso e quasi non credo ai miei occhi nel vedere, emergente dal suolo lacerato, avvolto da esalazioni mefitiche di zolfo e putredine, l’orrenda visione di un demone. Brutto e laido quasi quanto il Mickey Rourke di The Wrestler, con una smorfia maligna che vuole forse essere un sorriso beffardo, ringhia: “Ti ho ingannata! Vi ho ingannati tutti! Quella che hai letto non è la pagella di tuo figlio, è la pagella di Luca! È questa la sua!”. Con un riso sguaiato e crudele mi porge un foglio tutto stropicciato e lordo di fetide macchie mentre continua a trascinarmi nell’abisso, alla dannazione eterna delle ripetizioni costose e inutili.

Incapace a profferir parola, la vista offuscata dal pianto, (invidiosa marcia della mamma di Luca) in cerca di soccorso, alzo gli occhi imploranti al cherubino ma questo, vistami ormai perduta, facendo spallucce allarga le braccia e fa rientro alla celeste dimora. 

Atterrita nell’anima, altro non mi resta che bere fino in fondo l’amaro calice e, rassegnata, scorro la sequenza dei numeri. Più che una pagella, decisamente pare la schedina del nonno, infatti ci sono anche le “ics”.

Disperata cerco di divincolarmi dalla ferrea stretta mentre il trillo infernale non cessa di tormentarmi, finché di soprassalto mi trovo seduta sul letto, stordita e ansimante.

La sveglia sta continuando a suonare e il gatto, disturbato dal mio brusco gesto, si solleva dalla mia caviglia, si stira e, pigramente, si acciambella un poco più in là.

Era solo un sogno. 

Mai più arrosto e peperonata la sera prima che escano le pagelle!

Coraggio, comunque. Tanto con la DAD non bocciano più nessuno. Forse. 


#LiAvevamoTantoAmati

#Pagelle #NomeDellaRosa #SeanConnery

#MickeyRourke #TheWrestler

 

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