RUBRICA DEL 26 OTTOBRE


LI AVEVAMO TANTO AMATI
GENITORI SULL’ORLO DI UNA CRISI DI NERVI
La testimonianza di uno di noi.
Fuori il pranzo!
L’under rincasa e, visti gli orari strampalati della scuola di oggi, ti trova impreparato.
Dopo 4 ore di smart-working sei, vergogna, al telefono con un amico (finalmente non costretto a fingere attacchi dissenterici seduto sul water per trovare un attimo di intimità) e quando senti girare la maniglia corri a nasconderti.
Dal tuo nascondiglio sussurri al tuo interlocutore: “Ma anche il tuo è già tornato?” e se la risposta dall’altra parte è affermativa la conversazione termina con un susseguirsi di sospiri lenti, impercettibili che terminano in un’apnea profonda. Sai che non hai scampo, a questo punto l’under ha già scovato il tuo nascondiglio: lui e i suoi simili quando il loro stomaco brontola, si trasformano in cani da tartufo, salvo poi regredire allo stadio di teneri cuccioli ciechi quando devono cercare qualcosa che serve a te.
Pensi che mancano solo 20 ore alla nuova, seppur breve, libertà e respiri profondamente.
Riprendi colore.
“Ciao tesoro! Sei GIÀ tornato?”
“Cosa c’è per pranzo?” dice, “Ho fame.” I convenevoli li lascia a dopo.
Eccolo là, il tono quasi intimidatorio ti catapulta indietro nel tempo, risuona nella tua mente come quando Roberto, nella primavera del 1988 ti aspettava nel corridoio, era robusto e più alto di te e a denti stretti ti diceva: “Fuori la merenda”.
La prima reazione infatti è quella di metterti le mani in tasca cercando invano di nascondere il tuo amato ovetto, tristi ricordi che riaffiorano.
La seconda è il silenzio religioso con cui, morso dai sensi di colpa, nel giro di 48 secondi apri un barattolo di pomodoro, metti su l’acqua, stendi la tovaglia, distribuisci posate e bicchieri ed educatamente dici: “Dammi 10 minuti” (sotto testo “Passo e chiudo”). Chi ha fatto la vita militare può apprezzarne il ritmo e la disciplina.
La terza reazione è l’illusione dell’oppresso, l’acqua bolle e attraverso il vapore acqueo appare un’illuminazione: “Avrà messo almeno i piatti?”. Ci speri, un po' come quando rincasando verso casa senza aver mangiato la merenda dicevi tra te e te: “Domani mi porto solo un pezzo di pane, così Roberto non si mangia il mio ovetto Kinder”, ma già sapevi benissimo che Roberto non ci sarebbe cascato e avrebbe lasciato a te il morso croccante della crosta. Rivoluzione fallita.
Apri la porta della cucina lentamente come hai visto fare nelle serie Crime (dove adesso ti capita sempre più spesso di immedesimarti con la vittima) e guardi la tavola.
Mancano i piatti.
Eh no. Almeno il piatto deve metterlo.
“Undeerrr”
L’urlo parte fortissimo.
Poi un pensiero alla vicina che quella mattina ti ha guardato con commiserazione.
Adesso il tuo tono è più basso ma assomiglia sinistramente a un ringhio e “Undddderrrr” non viene fuori da te ma da Dracula in persona con l’acquolina in bocca. Passi la lingua sui canini, li senti belli appuntiti.
È il tuo momento.
Tra le pieghe di quel mantello ci sei proprio tu, tu che nel Settembre del 1988 con 10 cm in più e dopo un’estate a pascolare per le strade, abbronzato e più robusto, hai strappato la merenda dalle mani di Robertino, che aveva passato l’estate a giocare a bridge con la nonna e che aveva conservato gli stessi cm di quando si faceva chiamare Roberto.
Ti senti forte, adesso.
L’under arriva, solleva lo sguardo, lentamente si alza e va alla credenza: “Devo sempre fare tutto io”, sbofonchia e prende il piatto solo per sé. Solo per sé.
Un minuto di silenzio.
Lo guardi e guardi il tuo posto a tavola.
È vuoto.
L’under si serve anche l’ultimo bicchiere di acqua fredda e mentre lo fa dice:
“Ma tu mangi?”
Un raggio di luce irrompe dalla finestra e vieni polverizzato al suolo (recitazione perfetta, ci vorrebbe una standing ovation).
Polverizzato al suolo come quando nel Settembre del 1988 la maestra Irminia per mano a Robertino ti puntò, dall’altra parte del cortile, e con falcate coordinate da granatiere si presentò davanti a te fissando le tue mani sporche di cioccolata.
Il caro Robertino, per vendicarsi, prima di darti il kinder l’aveva stritolato tra le sue mani e dopo aveva fatto la spia alla maestra.
P.S.
Se durante la lettura avete parteggiato per l’under vi abbiamo mascherato: siete i nonni, ma noi non siamo soli e ci guarderemo le spalle.

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